2003
Iraq: Uno stato nel mirino
L'Iraq, un paese mediorientale in stato di guerra da quasi 12 anni e da altrettanto tempo sottoposto all'embargo più stretto che sia mai stato messo in atto nella storia moderna.
Una serie di studi internazionali, compiuti dalle Nazioni Unite e dalle Università di Harvard e di Bristol hanno appurato che il blocco ha portato al degrado la situazione alimentare, sanitaria ed economica del paese, ed ha causato un generale abbassamento delle difese immunitarie, derivato dalla carente alimentazione e ha reso endemiche tutte le malattie infettive. L'embargo non avrebbe dovuto riguardare i medicinali, ma senza gli introiti derivati dalle esportazioni, l'Iraq non può pagare le importazioni e le donazioni umanitarie non sono mai bastate a contenere il disagio.
Secondo i rapporti di molte organizzazioni non governative che operano in aiuto all' Iraq la popolazione è allo stremo e continua ad essere tenuta in ostaggio a causa di avvenimenti su cui non ha alcun potere di controllo.

Nel frattempo non sono mai cessati i bombardamenti nelle cosiddette "No fly zones" istituite dagli anglo-americani. Secondo il Defense Information Centre di New York, dopo la guerra del Golfo sono state effettuate 209.000 incursioni nello spazio aereo iracheno, con un costo stimato in 7 miliardi di dollari, più del PIL iracheno di un anno. Durante questi attacchi, che continuano tuttora, sono stati colpiti anche obiettivi civili come depositi di cibo, raffinerie e impianti di depurazione delle acque, e uccise centinaia di persone.

In questo tetro scenario è di dominio pubblico l'intenzione di estendere la guerra dell'America contro il terrorismo anche all'Iraq, per spodestare Saddam Hussein. La decisione di attaccare unilateralmente uno Stato membro delle Nazioni Unite, senza che questo abbia compiuto atti ostili, sulla sola base della presunzione che potrebbe compierne in futuro e con l'intento esplicito di rovesciarne il Governo viene vista con preoccupazione da molti autorevoli osservatori.