Euro: l'inflazione voluta
L'inflazione attuale è il risultato di precise strategie economiche: scongiurare in ogni modo la concorrenza di un'Europa economicamente forte.
Il valore di una moneta, la sua forza nominale, dovrebbe essere il corrispettivo della forza dell'economia del paese che la batte.
La banale domanda che tutti dovremmo porci è quindi questa: come mai l'euro, nominalmente così forte (tutti i media nazionali si affannano a farci sapere che sta a1.2 sul dollaro) ci concede un potere d'acquisto cosi limitato? In tanti hanno tentato di rispondere a questa domanda: pochi ci hanno dato una spiegazione plausibile.
Tra le "spiegazioni poco plausibili" quella più gettonata sembra essere quella degli "arrotondamenti"
Ma un'inflazione del 25-30% (la reale inflazione attuale, da tutti facilmente calcolabile sulla propria pellaccia) non può essere determinata da un arrotondamento per eccesso sui prezzi: specialmente se tra le nostre monete è contemplato e annoverato lo snobbato centesimo.
La spiegazione è quindi un'altra.
Le parole chiave della nostra inflazione sono 3: Usa, Cina, credito.

Usa.
L'introduzione dell'Euro fu vista dal mercato statunitense come una seria minaccia.
Un'economia europea troppo forte avrebbe determinato la creazione di un polo economico concorrenziale e competitivo: con tutti i "disguidi" del caso.
Il baricentro dell'economia si sarebbe spostato.
Lo stesso Saddam Hussein intuì e intravide la possibilità di svincolarsi dal dollaro e commerciare il suo petrolio in Euro.
Cosa sarebbe successo se Saddam fosse riuscito nel suo intento?
Cosa sarebbe successo se altri paesi produttori lo avessero seguito?
L'economia americana si sarebbe trovata immediatamente spodestata dalla sua indiscutibile leadership.
Sappiamo tutti che fine ha fatto il feroce dittatore (sappiamo anche che prima lo si chiamava "Presidente" e lo si intervistava tutti felici, facendo di ciò grande vanto: vedere a riguardo Bruno Vespa)
Con la "fava" Saddam quindi gli Stati Uniti hanno colto diversi piccioni: far viaggiare l'industria bellica (come tutti sanno: fondamentale), occupare l'Iraq e il suo petrolio, bloccare sul nascere, tagliandole le gambe, la temibile potenza economica dell'unione Europea.
Far intendere inoltre che chiunque avesse tentato di "cambiar referente" non sarebbe campato a lungo.
Come tutti sanno l'economia americana è in forte crescita. (Questo non significa che il popolo americano se la passi bene)

Cina.
Per scongiurare ulteriormente la possibilità che l'Europa potesse costituire un'economia solida le grandi multinazionali statunitensi cominciarono a investire in un mercato "alternativo".
Questo mercato, per di più, possedeva tutte le caratteristiche dell'eden imperialista.
Una sterminata forza lavoro: costi di produzione ridimensionati come non si potrebbe neanche sognare, una forza intellettuale poderosa costituita da un sistema scolastico che, considerate le dimensioni del popolo cinese, ha del miracoloso (300.000 ingegneri laureati all'anno: lo dice De Benedetti che, recentemente intervistato, letteralmente "sbavava" nel constatarne le potenzialità)
La Cina poi, considerata appunto la popolazione, costituisce da sola un mercato immenso, i cinesi avrebbero prodotto beni che sarebbero stati anzitutto venduti a loro, e poi esportati a bassissimo costo.
Il tutto in puro stile Fordista: che lo si voglia ammettere o no il "fordismo" è un'evoluzione, e neanche tanto evoluta, del feudalesimo: "rivendo l'automobile alla stessa persona che la ha costruita"...non riesco a scovare una "fregatura" più raffinata.
Perciò quando si sente parlare del "pericolo cinese" si valuti intelligentemente quanto udito: i cinesi saranno spremuti come limoni; non è da escludere che tutto questo avvenga con la corruzione, a suon di milioni di dollari, della classe politica.
C'è inoltre il serio rischio che l'imperialismo occidentale destabilizzi in maniera irreparabile l'economia e la società cinese, questo sta anzi già accadendo: il fatto che centinaia di migliaia di cinesi giungano in occidente in cerca di miglior fortuna dovrebbe essere a riguardo eloquente.

Credito.
In Argentina qualche anno fa ebbero la brillante idea di equiparare il peso al dollaro, convinti della "genialata": l'Argentina è alla fame.
In Europa l'Euro oggi non è semplicemente equiparato al dollaro: vale di più.
Non occorre essere dei geni per capire che in una situazione del genere chi trae vantaggi è la "moneta che costa di meno", non quella che "vale di più"; specialmente se questo valore è immaginario e nominale, specialmente se la "moneta debole" è stabile, affidabile e collaudata.
Se a questo si aggiunge il deliberato incremento dei tassi d'interesse il "disegno" del boicottaggio dell'economia europea appare nelle sua interezza.
Il sistema produttivo è disastrosamente vincolato al credito bancario (e le banche più importanti sono americane), aumentando i tassi d'interesse gli imprenditori non possono permettersi, nella maggior parte dei casi, di proseguire la loro attività: le ditte falliscono (o si spostano in Cina).
Sappiamo perfettamente cosa significa il diffuso e progressivo fallire delle nostre aziende: significa miseria.
Sarebbe interessante sapere che tasso d'interesse applicano le banche in Cina, c'è da giurarci: la metà di quello applicato in Europa.