Sulle quattro libertà del free software: un dubbio
I giudizi di valore e i rischi dell'ideologia, anche nel software libero.
Dietro la "Libertà di ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo", reputata una delle libertà fondamentali del software libero, si nasconde un pericolo ben noto.
E' opportuno anzitutto chiarire un dettaglio non secondario: le quattro libertà alle quali faccio riferimento non sono mai state dichiarate dalla Free Software Foundation, non si accenna minimamente ad esse in nessuna delle licenze definite "libere", ad esempio la GPL o la Lesser GPL, sono bensì una attribuzione soggettiva, e a mio avviso inopportuna, di determinazioni che il software libero non deve possedere, chiarirò ora il perchè affermo questo.
La diffusione di queste "quattro liberà" è notevole, esse sono da molti additate come "le quattro libertà fondamentali del software libero", vengono addirittura individuate come la "filosofia" più profonda il "cuore" del software libero stesso.
Come si nota infatti esse vengono pubblicate sul sito della GNU nientemeno che nella categoria "philosophy".

da www.gnu.org/philosophy/free-sw.it.html
[...]
L'espressione "software libero" si riferisce alla libertà dell'utente di eseguire, copiare, distribuire, studiare, cambiare e migliorare il software. Più precisamente, esso si riferisce a quattro tipi di libertà per gli utenti del software:

Libertà di eseguire il programma, per qualsiasi scopo (libertà 0).
Libertà di studiare come funziona il programma e adattarlo alle proprie necessità (libertà 1). L'accesso al codice sorgente ne è un prerequisito.
Libertà di ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo (libertà 2).
Libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio (libertà 3). L'accesso al codice sorgente ne è un prerequisito.
[...]


Veniamo quindi al problema: l'attribuzione di giudizi di valore al software libero (pratica arbitraria e, come si vedrà, anticamera dell'ideologia)

"In modo da aiutare il prossimo" implica un giudizio di valore, ovvero: "è giusto aiutare il prossimo".
Ogni giudizio di valore è soggettivo, il fatto che sia ampiamente condiviso non lo rende oggettivo; non solo: se si intende descrivere la natura di un qualcosa, in questo caso la "libertà del software libero", non è possibile pretendere di descriverla attraverso un giudizio di valore.
Tale operazione infatti (per fare un esempio) equivarrebbe al pretendere di descrivere la natura di un processo chimico sostenendo che la qualità oggettiva del processo medesimo sia la "bellezza".
L'errore quindi è proprio metodologico, tale errore poi ne implica un altro ancora più spinoso.

Supponendo che una delle caratteristiche fondamentali del software libero sia "aiutare il prossimo" non sarebbe ammissibile che un qualunque software libero possa essere utilizzato da chi il prossimo non lo aiuta.
La prima conseguenza è il crollare immediato del primo postulato: "Libertà di eseguire il programma, per qualsiasi scopo", crollerebbe quindi il postulato fondamentale e creerebbe un'evidente antinomia: il sistema, per dirla spicciola, si fa "instabile", "incompleto", "incongruente".
Ancora, supponendo la validità della libertà "aiutare il prossimo": in che maniera è possibile stabilire "chi aiuta o non aiuta il prossimo"?
In che maniera è possibile stabilire chi è o non è filantropo?
Chi dovrebbe poi stabilirlo?
Come si vede si incappa subito in una problematica irrisolta e irrisolvibile, la storia è a riguardo eloquente: la probelmatica del bene e del male del giusto e dell'ingiusto.
Siamo nel regno dell'opinione, anticamera dell'ideologia.
Ognuno avrà il suo proprio punto di vista e lo avrà in virtù delle sue private convizioni, in virtù della sua impostazione politica, in virtù del suo credo religioso, in virtù dei suoi interessi: come sappiamo tutte queste componenti sono "bombe" pronte ad esplodere.

Per concludere: nel momento in cui si ponesse la necessità di attribuire al "software libero per aiutare il prossimo" uno status giuridico il rischio trasporre nella licenza che lo tutela questo giudizi di valore, queste convinzioni, queste credenze, non è certo remoto.
Conosciamo per bene, e sulla nostra pelle, i rischi delle legislazioni fondate su opinioni, su pregiudizi ideologici, su catechismi, fare esempi a riguardo è più che superfluo.
Ultima nota: ciò che che caratterizza come "rivoluzionarie" le licenze come la GPL è proprio il fatto che, finalmente, delle "forme giuridiche" libere da ogni giudizio di valore arbitrario e soggettivo prendono forma.
Perchè rischiare di ricommettere, in ciò che costituisce il principio di una rivoluzione colossale del diritto e della concezione delle leggi, gli stessi millenari e disastrosi errori.