Copyzero: il Copyleft fa sul serio.
Archiviare le opere in formato digitale al fine di tutelarne la paternità: il tutto a costo zero.
Le Creative Commons costituiscono senza dubbio una delle intuizioni più notevoli concernenti il Copyleft.
Le licenze Creative Commons si pronunciano sulle modalità di diffusione delle "opere dell'ingegno", si pronunciano anche sulla attribuzione della paternità dell'opera: in quanto licenze di distribuzione non contemplano o prescrivono però nessuna modalità utile al fine di dimostrare la paternità dell'opera in ogni caso in cui il problema si ponga.

Il progetto Copyzero propone, a questo problema fondamentale, una soluzione tanto semplice quanto efficace.
Archiviare le opere, apporre ad esse una firma digitale e attribuire loro una licenza: la data di archiviazione diviene la prova certa ed inequivocabile della paternità stessa.
Il tutto a costo praticamente nullo: da qui il nome Copyzero.
La validità dell'idea e la sua auspicabilità sono autoevidenti, si può inoltre sostenere senza esitazioni che Copyzero possa costituire un valido ausilio alle Creative Commons stesse.

Risolto il problema della diffusione (creative commons), risolto il problema dell'attribuzione e della dimostrazione della paternità delle opere (copyzero) non resterebbe che sviluppare sistemi di pagamento capaci di consentire ad autori e fruitori transazioni immediate e dirette, svincolando la produzione delle "opere dell'ingegno" dal ricatto perenne e soffocante delle case produttrici. ("Microtransazioni biiettive e net-economy")

La soluzione di questi tre aspetti è tutta racchiusa nell'ambito del diritto: sviluppare sistemi legislativi che consentano e tutelino tali forme.
In quanto problemi concernenti il diritto appaiono immediatamente per quello che sono: problemi politici...seri problemi politici.