Dimostrazione in "tre righe" della celeberrima congettura di Fermat?
Un sedicente signore russo sostiene di aver dimostrato il celebre teorema in maniera semplice.
Se nel 1993 Andrew Wiles dimostra la congettura con un lavoro immane (durato 7 anni), compie un errore e riesce a rimediare solo due anni dopo (nel 1995) (ma comuque dimostra il terema) , se tanti matematici, da Eulero e Tartaglia a Kummer ne hanno dimostrato la validità soltanto per potenze specifiche; nessuno ancora è riuscito a dimostrare il teorema stesso attraverso una dimostrazione semplice, breve e, possibilmente, algebrica.
Dimostrazione che lo stesso Fermat disse di aver trovato (ma di non aver scritto perchè troppo lunga per essere riportata come nota sul bordo del testo di Diofanto sul quale stava lavorando).
Ricordiamo che lo stuolo di matematici che, nel corso dei secoli, hanno asserito di aver trovato una soluzione "semplice" al problema è sterminato; tutti hanno fallito. Cito uno dei più recenti: l'italiano Andrea Ossicini. Va però evidenziato che attraverso moltissimi di questi tentativi sono state sviluppate intere branche della matematica.
Il teorema di Fermat non è mai stato dimostrato secondo l'agognata "dimostrazione semplice" ma senza il teorema di Fermat la matematica oggi sarebbe ben diversa.
La dimostrazione del professor Aleksandr Ilin è purtroppo, in questo momento, reperibile soltanto in russo.

Aggiornamento 25 Agosto.
La dimostrazione continua ad essere reperibile soltanto in russo.
Bufala? Molto probabile. 1) Nessuno ne parla seriamente, e se la dimostrazione fosse stata "seria" dopo ben due giorni avremo già uno straccio di traduzione.
2) Il "fenomeno dimostrazione semplice" sembra essere circoscritto quasi esclusivamente all'Italia e appunto alla Russia.
3) Leggendo le formulette immerse nei caratteri russi esperisco un deja vu: attraverso quel tipo di "dimostrazione" si arriva sempre e soltanto ad espressioni tautologiche.
In breve: si svilupa algebricamente una equazione e attraverso una sequenza di "sostituzioni", se non si sono compiuti errori, si ottiene un equivalente dell'espressione iniziale...e appunto non si dimostra nulla.
Le soluzioni inattese (e le presunte "dimostrazioni mirabolanti") saltano fuori sempre quando si pone, durante lo sviluppo, un' equivalenza errata.
Mi pare questo accada anche nella "dimostrazione" di Aleksandr Ilin.
Per ovvi problemi linguistici non son riuscito a capire il perchè a un certo punto il professor Ilin ponga questa equivalenza.
Diamola comunque per buona.
 X = R sin A, Y = R cos A. e quindi se X^n + Y^n=Z^n => Z^n = X^n + Y^n = (R sin A)^n + (R cos A)^n che a un certo punto diventa Z^n = X^n + Y^n = R^n (sin A + cos A). ...che a me sembra appunto errata. perchè (R sin A)^n + (R cos A)^n non mi sembra per nulla uguale a R^n (sin A + cos A). Dove è andato a finire l'elevamento a potenza di "sin A" e di "cos A"? ...dico: (ab)^n è uguale a (a^n)*(b^n) mica a (a^n)b... 
..mah, avrò capito male!