2003
Blackout: un "ricatto"?
Dettagli e ipotesi sul blackout del 28 Settembre 2003
30 Settembre "Il Black out? Poteva essere un cyber attacco"
"Professionisti dell'informazione": se l'incapacità e l'ignoranza avessero mercato certe testate giornalistiche diverrebbero multinazionali.
Non si fermano: Gli italiani: il blackout è attentato
Un sondaggio di Datamedia rivela: quando, sabato notte, l'Italia è piombata nel buio, circa la metà dei mille intervistati ha temuto un attacco terroristico
Datamedia: sicuramente un'agenzia affidabile e corretta, è la stessa agenzia alla quale fa riferimento il Tg4.
Perchè non lo scrivono?
La maggioranza degli italiani pensa che il blackout sia stato architettato per pressare, in una sorta di ricatto, gli italiani e convincerli all'introduzione del nucleare dove tante aziende private mangerebbero.
(Per lo smantellamento e la gestione delle scorie invece i soldi sarebbero pubblici)

29 Settembre Roberto Vacca spiega i motivi tecnici del blackout.
[...]Perchè tante centrali in Italia - e in Europa funzionino insieme (interconnesse in parallelo) devono stare in perfetto sincronismo (con la precisione di oltre 1/50 di secondo)[...]
Aggiungo le mie banalità.
Da notare l'ennesima strumentalizzazione politica; il ragionamento è, in breve: la colpa è di ecologisti e della sinistra in genere.
Con la loro opposizione al nucleare sono complici della catastrofe energetica, occorrono quindi nuove centrali.
Argomentazioni davvero becere e triviali, portate avanti da personaggi beceri. (Si pensi solo a gran parte dei telegiornali nazionali, su questo leitmotiv hanno fondato tutti i loro cosiddetti "servizi".)
Ciò che fa pensare è l'intervento di Ciampi: sembra quasi che anche il Presidente sia d'accordo con la creazione di centrali nucleari.
Il binomio modernizzazione-nucleare si fa quindi sempre più il topos fondante di tanti, troppi, presunti "modernisti".
Eppure è ormai scientificamente provato quanto una centrale nucleare determini vantaggi soltanto breve termine: 20-30 anni; costituendo poi un pozzo senza fondo di capitali nel suo smantellamento e nella sua gestione "post mortem".
La strada non è certo il nucleare.
La strada è un cambiamento radicale della gestione e della produzione dell'energia.
Tale cambiamento, sarò banale, segue lo stesso schema delle "microtransazioni".
Dovrà essere consentito ai privati cittadini di produrre, tramite pannelli solari (si veda la recente e intelligente, sebbene un po' "tirchietta", proposta del dicastero dell'ambiente) o piccoli generatori eolici.
Dovrà essere consentito ad ogni comune di poter scegliere di investire parte dei suoi bilanci nella creazione di centrali eoliche o fotovoltaiche; dovrà essere possibile "dislocare" la produzione dell'energia elettrica su tutto il territorio nazionale in questa maniera.
Non si produrrà certamente tutto il fabbisogno elettrico della nazione, certamente però le cose cambierebbero, sicuramente black out della portata dell'ultimo sarebbero scongiurati, sicuramente il costo dell'energia elettrica diminuirebbe favorendo la creazione di nuove fonti pulite di energia.
Accanto a tutto questo dovrà essere portata avanti una seria politica che favorisca, o addittura obblighi, la produzione di elettromedistici a basso consumo.